sabato 27 luglio 2013

Un volto nella folla

In un frammento del Νόμων συγγραϕή (De Legibus) di Giorgio Gemisto detto Pletone recentemente riscoperto da un collezionista elvetico (R+C) in una missiva a Giano Lascaris così è scritto e tradotto come è possibile:


« Con (per mezzo di) Apollo non c'è caos; c'è armonia.
Con Mercurio Stilbone non c'è ignoranza; c'è conoscenza.
Con Marte Pyrois non c'è guerra; c'è serenità.
Con Venere non c'è inquietudine; c'è la Luce.

Con Zeus non c'è morte; c'è il Tutto. »


Sotto gli auspici del Sole rinato con questi versi ritorno dopo qualche mese di assenza con una riflessione sulla Realtà, o meglio sui differenti stati della realtà. 

Tre  ordini di realtà: l'Uno, gli Dei e gli Uomini.



Loro, gli dei, nel Cielo al di là del fisico, noi qui sulla terra. L'Uno Ci ha posati quaggiù come loro doppi, lasciandoci però una certa autonomia. Essi  sono i rettori dell'Uni-verso, la spiaggia sulla riva dell'Infinito.

A noi la Terra, quì è la sede della nostra missione che parte dal settimo giorno per ritornare al primo. Ma non dormono, non si sono dimenticati di noi. L'Uni-verso celeste è orientato verso di noi, la giustizia e la misericordia universali convergono verso questo strano pianeta di sangue e di fango.  I sette cieli sono intorno ad esso.



Come uno specchio, esso rinvia loro i sette raggi, posati su sette suggelli. E tutto ciò che è in basso è come ciò che è in Alto.



La nostra carne è forgiata sul modello divino. Ma la rassomiglianza non è conseguita senza pena, occorrono secoli per una imagine che soddisfi: molte sono informi o deformi. Ma accade anche che la riproduzione riesca. Allora, fra mille e diecimila persone, si vede un volto veramente divino.

Questo basta per chi sa vedere con l'occhio dell'unicorno...

Ogni uomo è il doppio di un dio. Chiuso come in un cerchio di ferro, la Kabbala ha dato un nome al suo guardiano: Il drago della soglia


Corre qua e là,  mangia la polvere tutti i giorni poi  muore.

Ma è per rinascere e morire e rinascere finché un giorno,  prende coscienza di sé.



Alla fine - poiché tutto ha una fine quaggiù - alla fine, ci si sveglia Uno. Il dio del settimo giorno.

Bassorilievo buddista raffigurante la Ruota delle Reincarnazioni.

Nulla muore, finiscono dei sogni perchè altri debbano incominciare.



Su ciò si fonda la dottrina retta
che il più basso diventerà il più alto.
Perché scampammo al torrido e servile sepolcro,
nell'incommensurato dominio all'aria libera.
È un palese mistero, assai ben conservato,
solo assai tardi palesato ai popoli. 
      (Faust, Johann Wolfgang von Goethe)

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